Introdurremmo così in ogni nuova noitiza sui fatti di bullismo riportati dalla cronaca, un paragrafo dal titolo
"conseguenze giuridiche" .
E' giusto infati che i lettori del blog possano anche conoscere quali siano i reati configurabili nei loro atti.
Certa che possa essere di vostro gradimento ecco il primo caso esaminato:
La
violenza di Bollate e le nuove frontiere del cyberbulling
Nei
primi giorni di febbraio 2014 si verificato a Bollate, l'ennesimo fenomeno di
violenza commesso da una minore (quindici anni circa) nei confronti di una sua
coetanea, che ha richiamato l'attenzione
dell'opinione pubblica sul dilagante problema delle nuove generazioni: il
bullismo.
Il fatto:
si verifica una discussione tra due ragazze, Giovanna e Sarah, a ridosso di un
cancello, in uno spazio pressochè anonimo, ma non sono sole; le circonda uno stuolo di coetanei -più o meno-,
all'incirca una ventina ed uno/a di loro sente l'esigenza di riprendere la
scena con il cellulare.
Il
video di una folla disposta in cerchio attorno a queste due ragazze -per i
fatti che diremo tra breve- diventato subito virale.
La
discussione tra le due ragazze si rivela immediatamente dai toni accesi, ma si
intuisce, anche a causa della ripresa, che qualcosa deve succedere; e poi in
sottofondo uno degli spettatori sembra incitare, sembra quasi che si aspetti di
più. E qualcosa d'altro non tarda ad arrivare: Giovanna, da subito rivelatasi
più aggressiva sia nel linguaggio che nella gestualità inizia a brandire colpi
nei confronti di quella che ritiene essere la sua avversaria, o piuttosto la
sua vittima; partono i calci. Sarah cerca di allontanarsi e Giovanna -incitata
da alcuni del branco che le urlano: “vai così cattiva” la insegue e l'afferra
per i capelli, alzandola e ributtandola a terra, fino ad assestarle un ultimo
decisivo calcio alla base del collo.
Il
gruppo per tutta la durata del video, all'incirca quattro minuti, non
interviene minimamente, se non per instillare poche significative parole, che
accendono e alimentano la miccia. Solo alla fine ci sarà una componente del
gruppo che prenderà alle spalle Giovanna, nel tentativo di fermarla e
trascinarla via e un'altra porgerà una mano a Sarah unicamente per rialzarsi.
L'apparente esclusione
sociale di Giovanna - Questo
episodio, immortalato da un video diffuso
sia su Ask.fm -social network riservato agli adolescenti- sia su
Facebook ha scatenato una nuova forma di
bullismo, questa volta indiretto, attraverso lo strumento telematico.
Giovanna,
la bulla, colei che dal vivo, con la propria condotta aggressiva, era riuscita
ad ottenere tramite il silenzio la partecipazione emotiva alle violenze che
stava commettendo ai danni di Sarah, si è ritrovata, invece, on line al centro
di una vera e propria aggressione mediatica, caratterizzata sia da un vero e
proprio isolamento mediatico, sia da una
serie di commenti e offese sul suo profilo, tanto da costringere gli
amministratori di Facebook ad oscurare la sua pagina personale.
Ma
Giovanna, tentando di ribellarsi al suo nuovo ruolo di vittima, finisce con l'adottare anche in
questo caso un comportamento aggressivo e strafottente, alla ricerca delle
stesse emozioni vissute al momento dell'aggressione, o forse solamente la
medesima affermazione sociale e partecipazione ai propri vissuti: il 10
febbraio apre un nuovo profilo all'insegna della provocazione, anche nel nome (Fottesega aggiungimi). Il suo primo
post: “Mi avevano chiuso l'account con
20.000 followers. Questo quello nuovo”. Purtroppo la pioggia di insulti al
suo indirizzo non si placa. In questo account confluiscono il maggior numero,
analogamente a quanto era successo per il precedente, di offese, con solo
qualche sporadico commento che invita gli
altri ad abbassare i toni. L'attivazione di un nuovo profilo per Giovanna ha segnato un passaggio fondamentale
nella trasformazione del suo ruolo:, una rissa, una aggressione fisica -vista
come suprema espressione del bullismo diretto-, si è trasformata in bullismo
indiretto, la forma più subdola, sia per lo strumento attraverso il quale viene
attuato -il mezzo telematico, la rete-, sia perché l'offesa proviene da estranei,
da persone per lo più sconosciute e peraltro in numero elevatissimo: le persone che hanno dichiarato (dati
ufficiali di Facebook) di seguire la pagina sono, infatti, ben 7.297.
A
tutte le offese Giovanna risponde con l'apertura di un secondo profilo in cui
dichiara apertamente le proprie intenzioni: “Se pensano di farmi cambiare opinione non hanno capito un c.....”.
Ed ancora: “Ed ecco altre mie foto,
volete modificarle credendo di offedermi e condividerle in giro? Beh allora vi
sbagliate perchè a me non fa che piacere, ecco prendete queste e continuate a
farmi famosa”. Ed i followers, malgrado la pioggia di insulti, anche in
questo caso, sono ben 8.499.
Ma
nel caso specifico non vi è stata solo un'inversione di ruoli unicamente per
quanto riguarda la c.d. bulla, ma anche della vittima, Sarah. Quest'ultima, sulla sua pagina
ufficiale Facebook, che conta la bellezza di 27.639 persone che seguono gli
aggiornamenti della pagina e del profilo, chiede solo silenzio; ma molti sono i profili fake nati, per così
dire, nel suo interesse e non gestiti né autorizzati da Sarah, contrariamente a
quanto accade per Giovanna.
I
profili con il nome di Sarah vengono
strumentalizzati da terzi per
continuare a vessare la presunta bulla, ricordandole continuamente il suo
atteggiamento sbagliato, come nel seguente caso: “Cosa pensate della Giovii? Commentate”; “E' una
merda lei e tutti gli altri (non definiamoli persone) che hanno filmato il
tutto senza intervenire”; “ Simpatica ogni tanto e stronza abbastanza d'
ammazzarti di botte”.
Anche
la vittima, quindi, sembra aver assunto il ruolo di aggressore, seppure non per
sua volontà. E la finalità educativa della rielaborazione che si vorrebbe
provocare in Giovanna viene continuamente svilita con il fango delle offese e
degli insulti.
Ma
quali sono i risvolti che questo tipo di condotte hanno sui nostri giovani? E
soprattutto come vengono qualificate giuridicamente? Gli autori sono passibili
di pena?
Risvolti
criminologici e vittimologici - Per rispondere
al primo quesito dobbiamo sottolineare che criminologicamente parlando si è
assistito alla realizzazione di due condotte opposte, che vede il medesimo
soggetto da un lato come carnefice dall'altro come vittima. Nell'evento
iniziale, l'alterco verbale e l'aggressione, Giovanna ha avuto il ruolo di
aggressore nella nota forma del bullismo diretto (in tale ambito, per
interpretazione unanime, rientrano tutte
le prepotenze osservabili, ovvero azioni e comportamenti aggressivi che possono
essere fisici, oppure verbali e/o emotivi), attuando tuttavia le tecniche
tipiche del bullismo femminile, volendo arrivare, mediante la ripresa con il
cellulare dell'aggressione, a distruggerne l'immagine esteriore ed interiore.
Ciò con il chiaro intento di escludere la vittima, attraverso la rappresentazione
di un evento iniziale (del tutto casuale e scelto praticamente random), e
spesso non rispondente neppure al vero, ad escludere la vittima dal gruppo dei
pari; si tende quindi a realizzare un vero e proprio ostracismo.
Ma
la condotta di Giovanna, e soprattutto la reazione della comunità che lei
stessa aveva inteso invocare per galvanizzarsi, l'ha trasformata nella vittima
perfetta per la più subdola delle espressioni del bullismo, quella del
cyberbullying. In questo caso, la vittima prescelta, Giovanna appunto,
attraverso il mezzo telematico, è stata oggetto di offese, derisioni, insulti,
da una moltitudine di individui estranei e sconosciuti, che, soprattutto, non
facevano parte della sua sfera di amicizie “reali”. E tutto ciò per metterla alla berlina, ma con
la stessa finalità di esclusione dal contesto sociale che ella (Giovanna) aveva
voluto attuare nei confronti di Sarah.
Le
prese in giro, sia sul fisico, che sul carattere e sul modo di vestire della
malcapitata, in questo caso Giovanna,
sono state esercitate sia per puro divertimento, sia per “togliersi di
mezzo” una persona percepita come scomoda e indesiderata. Avendo percepito
quali siano i punti deboli della vittima, il gruppo ha infierito maggiormente
su di essi per ledere la sua autostima. Non è necessario rimarcare quanto
queste azioni possano influire negativamente sull’aspetto psicologico della
perseguitata; prima a risentirne è la sicurezza, l’immagine che si ha di sé,
l’approccio con gli altri. Chi
è più debole, infatti, può arrivare ad autoescludersi anche in altri rapporti
sociali, per mancanza di accettazione, per insicurezza, per vergogna, per
timore di ulteriori parole ostili. Il
lato peggiore del bullismo al
femminile consiste nel suo lato prettamente indiretto, psicologico, subdolo.
Conseguenze giuridiche -
Giovanna, nella qualità di soggetto agente, bullizzante, nei riguardi di
Sarah, ha realizzato una serie di
condotte penalmente rilevanti: percosse (in base all'art. 581 c.p.) e/ o
lesioni (artt. 582 ss. c.p.) a seconda della certificazione medica che Sarah
potrà produrre; ma anche di diffamazione (art. 595 c.p.), dal momento che
l'aggressione è avvenuta per screditare la sua credibilità agli occhi di una
serie di persone ed è stata poi ripresa con un cellulare per essere
successivamente diffusa in rete.
Il
processo penale può portare all'applicazione di una pena pecuniaria o altre
sanzioni, quali attività socialmente utili; ma forse in un caso così
particolare sarebbe più opportuno anche valutare la possibilità di ricorrere
all'istituto della mediazione penale minorile.
La
stessa rilevanza penale non viene tuttavia riconosciuta ai fenomeni di cui è
stata vittima Giovanna. In primo luogo a causa della molteplicità dei soggetti
coinvolti nella veste di aggressori; secondariamente perchè al di là delle
ingiurie, il fatto non ha alcuna rilevanza penale, pur essendo particolarmente
offensivo e pervasivo. L'aggressore, il vessante, il persecutore non può essere
punito perchè è il primo a non
comprendere il disvalore sociale di quanto realizzato; tanto più come nel caso di specie, in cui
cioè attraverso un comportamento ostracistico si tenta di inculcare un'etica e
dei valori. Ciò porta a sminuire il fenomeno nella sua gravità e nella sua
pervasività, a tutto discapito della vita sociale del soggetto che, in questo caso, da abusante è divenuto
abusato. Giovanna infatti tenta inconsciamente di difendersi ostentando sicurezza, ma in realtà non riceve adeguato
supporto e sostegno e rimane da sola a lottare con il suo problema. La realtà
che è al di fuori, non comprendendo l'entità del problema non riesce a fornire
un valido aiuto e supporto.
Marlis Molinari
Avvocato del Foro di Roma
Criminologo
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