venerdì 7 marzo 2014

CONSEGUENZE GIURIDICHE

Il nostro osservatorio ha iniziato una collaborazione con Marlis Molinari, Avvocato del foro di Roma e Criminologa per ampliare quella ch erisulta essere la visione degli atti di bullismo a 360 gradi.
Introdurremmo così in ogni nuova noitiza sui fatti di bullismo riportati dalla cronaca, un paragrafo dal titolo
"conseguenze giuridiche" .
E' giusto infati che i lettori del blog possano anche conoscere quali siano i reati configurabili nei loro atti.
Certa che possa essere di vostro gradimento ecco il primo caso esaminato:



La violenza di Bollate e le nuove frontiere del cyberbulling

Nei primi giorni di febbraio 2014 si verificato a Bollate, l'ennesimo fenomeno di violenza commesso da una minore (quindici anni circa) nei confronti di una sua coetanea,  che ha richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica sul dilagante problema delle nuove generazioni: il bullismo.
Il fatto: si verifica una discussione tra due ragazze, Giovanna e Sarah, a ridosso di un cancello, in uno spazio pressochè anonimo, ma non sono sole; le circonda  uno stuolo di coetanei -più o meno-, all'incirca una ventina ed uno/a di loro sente l'esigenza di riprendere la scena con il cellulare.
Il video di una folla disposta in cerchio attorno a queste due ragazze -per i fatti che diremo tra breve- diventato subito virale.
La discussione tra le due ragazze si rivela immediatamente dai toni accesi, ma si intuisce, anche a causa della ripresa, che qualcosa deve succedere; e poi in sottofondo uno degli spettatori sembra incitare, sembra quasi che si aspetti di più. E qualcosa d'altro non tarda ad arrivare: Giovanna, da subito rivelatasi più aggressiva sia nel linguaggio che nella gestualità inizia a brandire colpi nei confronti di quella che ritiene essere la sua avversaria, o piuttosto la sua vittima; partono i calci. Sarah cerca di allontanarsi e Giovanna -incitata da alcuni del branco che le urlano: “vai così cattiva” la insegue e l'afferra per i capelli, alzandola e ributtandola a terra, fino ad assestarle un ultimo decisivo calcio alla base del collo.
Il gruppo per tutta la durata del video, all'incirca quattro minuti, non interviene minimamente, se non per instillare poche significative parole, che accendono e alimentano la miccia. Solo alla fine ci sarà una componente del gruppo che prenderà alle spalle Giovanna, nel tentativo di fermarla e trascinarla via e un'altra porgerà una mano a Sarah unicamente per rialzarsi.
L'apparente esclusione sociale di Giovanna - Questo episodio, immortalato da un video diffuso  sia su Ask.fm -social network riservato agli adolescenti- sia su Facebook ha scatenato  una nuova forma di bullismo, questa volta indiretto, attraverso lo strumento telematico.
Giovanna, la bulla, colei che dal vivo, con la propria condotta aggressiva, era riuscita ad ottenere tramite il silenzio la partecipazione emotiva alle violenze che stava commettendo ai danni di Sarah, si è ritrovata, invece, on line al centro di una vera e propria aggressione mediatica, caratterizzata sia da un vero e proprio isolamento mediatico,  sia da una serie di commenti e offese sul suo profilo, tanto da costringere gli amministratori di Facebook ad oscurare la sua pagina personale.
Ma Giovanna, tentando di ribellarsi al suo nuovo ruolo di  vittima, finisce con l'adottare anche in questo caso un comportamento aggressivo e strafottente, alla ricerca delle stesse emozioni vissute al momento dell'aggressione, o forse solamente la medesima affermazione sociale e partecipazione ai propri vissuti: il 10 febbraio apre un nuovo profilo all'insegna della provocazione, anche nel nome (Fottesega aggiungimi). Il suo primo post: “Mi avevano chiuso l'account con 20.000 followers. Questo quello nuovo”. Purtroppo la pioggia di insulti al suo indirizzo non si placa. In questo account confluiscono il maggior numero, analogamente a quanto era successo per il precedente, di offese, con solo qualche sporadico commento che invita gli  altri ad abbassare i toni. L'attivazione di un nuovo profilo per  Giovanna ha segnato un passaggio fondamentale nella trasformazione del suo ruolo:, una rissa, una aggressione fisica -vista come suprema espressione del bullismo diretto-, si è trasformata in bullismo indiretto, la forma più subdola, sia per lo strumento attraverso il quale viene attuato -il mezzo telematico, la rete-, sia perché l'offesa proviene da estranei, da persone per lo più sconosciute e peraltro in numero elevatissimo:  le persone che hanno dichiarato (dati ufficiali di Facebook) di seguire la pagina sono, infatti, ben 7.297.
A tutte le offese Giovanna risponde con l'apertura di un secondo profilo in cui dichiara apertamente le proprie intenzioni: “Se pensano di farmi cambiare opinione non hanno capito un c.....”. Ed ancora: “Ed ecco altre mie foto, volete modificarle credendo di offedermi e condividerle in giro? Beh allora vi sbagliate perchè a me non fa che piacere, ecco prendete queste e continuate a farmi famosa”. Ed i followers, malgrado la pioggia di insulti, anche in questo caso,  sono ben 8.499.
Ma nel caso specifico non vi è stata solo un'inversione di ruoli unicamente per quanto riguarda la c.d. bulla, ma anche della vittima,  Sarah. Quest'ultima, sulla sua pagina ufficiale Facebook, che conta la bellezza di 27.639 persone che seguono gli aggiornamenti della pagina e del profilo, chiede solo silenzio;  ma molti sono i profili fake nati, per così dire, nel suo interesse e non gestiti né autorizzati da Sarah, contrariamente a quanto accade per Giovanna.
I profili con il nome di Sarah vengono  strumentalizzati da terzi  per continuare a vessare la presunta bulla, ricordandole continuamente il suo atteggiamento sbagliato, come nel seguente caso: “Cosa pensate della Giovii? Commentate”;  E' una merda lei e tutti gli altri (non definiamoli persone) che hanno filmato il tutto senza intervenire”; “ Simpatica ogni tanto e stronza abbastanza d' ammazzarti di botte”.
Anche la vittima, quindi, sembra aver assunto il ruolo di aggressore, seppure non per sua volontà. E la finalità educativa della rielaborazione che si vorrebbe provocare in Giovanna viene continuamente svilita con il fango delle offese e degli insulti.
Ma quali sono i risvolti che questo tipo di condotte hanno sui nostri giovani? E soprattutto come vengono qualificate giuridicamente? Gli autori sono passibili di pena?

Risvolti criminologici e vittimologici - Per rispondere al primo quesito dobbiamo sottolineare che criminologicamente parlando si è assistito alla realizzazione di due condotte opposte, che vede il medesimo soggetto da un lato come carnefice dall'altro come vittima. Nell'evento iniziale, l'alterco verbale e l'aggressione, Giovanna ha avuto il ruolo di aggressore nella nota forma del bullismo diretto (in tale ambito, per interpretazione unanime,  rientrano tutte le prepotenze osservabili, ovvero azioni e comportamenti aggressivi che possono essere fisici, oppure verbali e/o emotivi), attuando tuttavia le tecniche tipiche del bullismo femminile, volendo arrivare, mediante la ripresa con il cellulare dell'aggressione, a distruggerne l'immagine esteriore ed interiore. Ciò con il chiaro intento di escludere la vittima, attraverso la rappresentazione di un evento iniziale (del tutto casuale e scelto praticamente random), e spesso non rispondente neppure al vero, ad escludere la vittima dal gruppo dei pari; si tende quindi a realizzare un vero e proprio ostracismo.
Ma la condotta di Giovanna, e soprattutto la reazione della comunità che lei stessa aveva inteso invocare per galvanizzarsi, l'ha trasformata nella vittima perfetta per la più subdola delle espressioni del bullismo, quella del cyberbullying. In questo caso, la vittima prescelta, Giovanna appunto, attraverso il mezzo telematico, è stata oggetto di offese, derisioni, insulti, da una moltitudine di individui estranei e sconosciuti, che, soprattutto, non facevano parte della sua sfera di amicizie “reali”.  E tutto ciò per metterla alla berlina, ma con la stessa finalità di esclusione dal contesto sociale che ella (Giovanna) aveva voluto attuare nei confronti di Sarah.
Le prese in giro, sia sul fisico, che sul carattere e sul modo di vestire della malcapitata, in questo caso Giovanna,  sono state esercitate sia per puro divertimento, sia per “togliersi di mezzo” una persona percepita come scomoda e indesiderata. Avendo percepito quali siano i punti deboli della vittima, il gruppo ha infierito maggiormente su di essi per ledere la sua autostima. Non è necessario rimarcare quanto queste azioni possano influire negativamente sull’aspetto psicologico della perseguitata; prima a risentirne è la sicurezza, l’immagine che si ha di sé, l’approccio con gli altri. Chi è più debole, infatti, può arrivare ad autoescludersi anche in altri rapporti sociali, per mancanza di accettazione, per insicurezza, per vergogna, per timore di ulteriori parole ostili.  Il lato peggiore del bullismo al femminile consiste nel suo lato prettamente indiretto, psicologico, subdolo.

Conseguenze giuridiche -   Giovanna, nella qualità di soggetto agente, bullizzante, nei riguardi di Sarah,  ha realizzato una serie di condotte penalmente rilevanti: percosse (in base all'art. 581 c.p.) e/ o lesioni (artt. 582 ss. c.p.) a seconda della certificazione medica che Sarah potrà produrre; ma anche di diffamazione (art. 595 c.p.), dal momento che l'aggressione è avvenuta per screditare la sua credibilità agli occhi di una serie di persone ed è stata poi ripresa con un cellulare per essere successivamente diffusa in rete.
Il processo penale può portare all'applicazione di una pena pecuniaria o altre sanzioni, quali attività socialmente utili; ma forse in un caso così particolare sarebbe più opportuno anche valutare la possibilità di ricorrere all'istituto della mediazione penale minorile.
La stessa rilevanza penale non viene tuttavia riconosciuta ai fenomeni di cui è stata vittima Giovanna. In primo luogo a causa della molteplicità dei soggetti coinvolti nella veste di aggressori; secondariamente perchè al di là delle ingiurie, il fatto non ha alcuna rilevanza penale, pur essendo particolarmente offensivo e pervasivo. L'aggressore, il vessante, il persecutore non può essere punito perchè è il primo a non  comprendere il disvalore sociale di quanto realizzato;  tanto più come nel caso di specie, in cui cioè attraverso un comportamento ostracistico si tenta di inculcare un'etica e dei valori. Ciò porta a sminuire il fenomeno nella sua gravità e nella sua pervasività, a tutto discapito della vita sociale del soggetto  che, in questo caso, da abusante è divenuto abusato. Giovanna infatti tenta inconsciamente di difendersi ostentando  sicurezza, ma in realtà non riceve adeguato supporto e sostegno e rimane da sola a lottare con il suo problema. La realtà che è al di fuori, non comprendendo l'entità del problema non riesce a fornire un valido aiuto e supporto.

Marlis Molinari
Avvocato del Foro di Roma
Criminologo


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